Arte e vino nel nome della cultura in Piemonte

Il mondo dell'enologia mette in campo le risorse culturali e artistiche per promuovere il vino

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Il legame quello tra mondo del vino e l’arte è antichissimo.

Un rapporto con la cultura che ha conosciuto un nuovo impulso nel settore della cultura del vino in anni più recenti.

Prima con gli investimenti spot, dalle performance artistiche nel vigneto alle cantine realizzate, dalle archistar fino alle etichette al packaging di creati dagli artisti.
Le ricerche sociologiche sui Millennials, 12 milioni di italiani fra i 18 e i 35 anni da cui dipendono i consumi del vino nel futuro prossimo, rivelano che si tratta di una generazione affascinata dalla cultura e dall’arte.

Le cantine dell’arte

In Piemonte, chi ha imboccato questa strada su cui scorrono arte e vino, sono stati i  Ceretto. La famiglia, negli scorsi decenni hanno inserito a Castiglione Falletto.

Nelle vigne della Tenuta Bricco Rocche, sorge il Cubo, una struttura architettonica trasparente di imponenti dimensioni.

Il 2009 è stato l’anno di un altro simbolo di quest’angolo meraviglioso di Piemonte: l’Acino della Tenuta Monsordo Bernardina.

Luogo di accoglienza della famiglia Ceretto, dove è possibile degustare i vini della cantina e prodotti tipici del territorio come le nocciole Piemonte Igp. 
In più, hanno affidato la ristrutturazione della Cappella del Barolo a due artisti di fama internazionale, Sol LeWitt e David Tremlett.

Cappella Ceretto

Il parco artistico

Altra parentesi di arte contemporanea e sostenibile è quella ideata dall’azienda Chiarlo di Calamandrana (At).

Questa cantina ha installato nei poderi installazioni artistiche di autori di fama internazionale.
 Emanuele Luzzati, Ugo Nespolo, Chris Bangle, Giancarlo Ferraris e altri hanno contribuito con le loro opere i vigneti, ultilizzando il fil rouge degli elementi Terra, Acqua, Aria e Fuoco.
Per più di un chilometro si sviluppa un percorso fra i cipressi e case. Le sculture a cura di Emanuele Luzzati, ideatore di questo itinerario.
Sempre di proprietà dei Chiarlo, nelle Langhe si trova il Palàs Cerequio  di La Morra. Un Relais di lusso che volge particolare attenzione ai grandi vini Cru del Piemonte, come il Caveau del  Barolo.

Alla ricerca delle panchine giganti

Immancabili le Big Benches “Panchine giganti”, sparse in 18 luoghi tra le collline del vino. Le troviamo a Monforte, Dogliani, Farigliano, Clavesana, Carrù, Piozzo, Monchiero Alto, Vezza, Alba, Canale, Neive, Coazzolo, Santo Stefano Belbo, Arguello, Niella Belbo, Paroldo, Cigliè, Ceva.

Le Big Benches

Mostre e degustazioni

A Monforte l’artista Letizia Cariello ha realizzato The Wind isBlowing in my Direction. Sono alberi d’acciaio con l’anima di canne d’organo che col vento suonano un accordo in Si-bemolle. L’opera d’arte sta simboleggiare l’equilibrio tra la mano dell’artista e la voce della natura. 


La scelta dell’agricoltura biodinamica è a favore delle generazione future. Questa la mission del progetto Vino della famiglia Rossi Cairo, che dal 2002 conduce La Raia, nel cuore del basso Piemonte.
Nel progetto della famiglia Rossi Cairo anche l’arte si pone come strumento di promozione e valorizzazione del territorio. Nel 2013 è stata istituita  la Fondazione Raia, diretta dal 2017 da Ilaria Bonaccossa.

Artisti, fotografi, filosofi, paesaggisti e architetti sono stati invitati ad una riflessione critica sul paesaggio.
A piedi o in bicicletta, le opere si possono fruire lungo un percorso dove api nomadi e insetti impollinatori sono i protagonisti dell’opera di Adrien Missika.  Palazzo delle Api è una piramide rovesciata in pietra di Luserna, una riflessione sull’architettura della natura e la sua evoluzione.

Palazzo delle Api: opera d’arte

Arte e vino nella cantina Museo

A rendere questo luogo ricco di opere d’arte, per la volontà di Maurizio Zanella (fondatore di Ca del Bosco), sono artisti del calibro di Arnaldo Pomodoro, Stefano Bombardieri, Bruno Romeda, Rado Kirov, Spirito Costa e Zheng Lu e poi ancora fotografi e paesaggisti. 
Sculture, ma non solo. Uno spazio dove gli appassionati di vino possono apprezzare le qualità artistiche di chi ha saputo trasformare una cantina in un luogo magico.

La bottiglia vestita d’arte

Non solo opere sparse tra le colline ma direttamente a vestire la bottiglia. Numerose le aziende vitivinicole che hanno realizzato etichette d’autore.
Una poliedrica artista braidese di fama internazionale, Feny Parasole, ‘veste’ le prime etichette delle bottiglie istituzionali del Consorzio di Tutela Roero docg. La scelta è stata fatta proprio perché l’artista, “é nata e cresciuta nel Roero, capace quindi di trasmetterne l’essenza nelle sue creazioni”.    

I colori scelti richiamano quelli del Roero: il bianco del tufo, tipico dei terreni di quell’area nella quale un tempo i contadini scavavano a mano le cantine sotterranee. I colori usati sono l’azzurro dell’acqua del Golfo Padano, il verde delle vigne, giallo paglierino e rosso rubino dei vini, l’Arneis e il rosso da uve nebbiolo.
 Le etichette sulle bottiglie istituzionali saranno utilizzate per le attività di comunicazione e promozione collettiva del Consorzio, nato nel 2014.

Etichette artistiche

A partire dal 1974 alcuni vini Vietti sono vestiti da opere originali create appositamente da un artista ed ispirate al vino di quell’annata particolare.
La tiratura corrisponde al numero delle bottiglie prodotte e le prime cento sono firmate dall’Artista. Ogni opera viene utilizzata una sola volta, esclusivamente per il vino di quel millesimo.
È dal 1988, in occasione della presentazione del Barolo Villero 1982, che l’etichetta d’Autore viene dedicata al vino di questo grande vigneto.   

Alfredo Currado e Luciana Vietti, appassionati d’arte, dopo una serata in compagnia di amici artisti, decisero di nobilitare alcuni dei loro vini con etichette d’artista. Dall’annata 1971 hanno iniziato a commissionare ad autori diversi il compito di rappresentare visivamente le caratteristiche di ogni annata.

Per loro hanno lavorato Claudio Bonichi (Barbaresco annata 1971), Mino Maccari (Barolo 1971), Pier Paolo Pasolini (Nebbiolo d’Alba 1974) Pierflavio Gallina (1989), Janet Fish (1990), Wayne Thiebaud (1997) e Jerry N. Uelsmann (2001).

Affidando all’arte il racconto della sua storia, esempio di quei piccoli ma gloriosi borghi e del vino, il Consorzio Tutela del Gavi riparte dalla cultura, svelando l’etichetta d’autore 2020 della Docg. Firmata dall’illustratore italiano Riccardo Guasco, matita nota al mondo del vino.
Il paesaggio con la sua biodiversità, il vino e le cantine, il Forte monumento simbolo, sono i punti di forza della Destinazione Gavi.

Il progetto di enoturismo e cultura, è stato lanciato dal Consorzio per valorizzare un angolo di Piemonte ancora poco frequentato dal turismo delle esperienze. 

Con una degustazione alla cieca, dal 2013, i Produttori del Gavi e una commissione di sommelier selezionano il vino che meglio rappresenta la personalità del Gavi. Unendo alla qualità enologica l’arte commissionano un’etichetta che valorizza il territorio o racconta una storia della Denominazione.

Insomma, la cultura la fa da padrona anche nel bicchiere!